Pietro – Olio Intini

Una battaglia il lavoro di tutela della biodiversità, ovvero la rivalutazione di varietà autoctone di oliva come la “Cima di Mola”, in via di estinzione.


Caro InchiostroDiPuglia,
Mi chiamo Pietro Intini, ho 43 anni e sono un produttore di olio extravergine pugliese di Alberobello. E come dici tu, spesso “ho le mani di olio”.


Mio nonno Pietro (porto il suo nome) lavorava nel frantoio di un grande proprietario terriero locale. Cominciò già all’età di 6 anni (ai tempi succedeva anche questo) insieme a suo padre. Il suo sogno era il riscatto attraverso il lavoro, così dopo tanti anni è riuscito ad acquistarlo quel frantoio, divenendone il proprietario.


Ecco come ha origine il mio lavoro, da una storia di famiglia. Questo il motivo principale per cui ad un certo punto della mia vita ho lasciato altre direzioni. Perché non me la sono sentita di vanificare il lavoro di tre generazioni.



Studente all’Università di Bologna, a vent’anni sognavo una carriera nel mondo della musica, possibilmente all’estero. Tra scuole di lingue e lavori stagionali ho soggiornato poi tra Svizzera e Inghilterra prima della grande decisione nel 2000: rientrare stabilmente in Puglia e prendere le redini dell’azienda di mio padre, all’epoca una piccola impresa agricola con frantoio.


È stato prevalentemente il senso del dovere a spingermi a farlo, ma anche l’attaccamento alla mia terra.


Ho premuto il pulsante di “reset” e ho cominciato a trasformare il tradizionale frantoio nel mio “laboratorio”, investendo con grande sacrificio (e il grande aiuto della mia famiglia) in tecnologia e studio.


Ai tempi l’olio pugliese era ancora prevalentemente “olio da taglio”, spesso sottopagato e lontanissimo dai blasoni che spettavano ad altre produzioni regionali.


E anche se puntavo ad una “nicchia” di mercato non è stato facile far comprendere che se raccolgo delle olive verdi, perfettamente sane, spesso a mano, e le lavoro con tecnologie particolari posso ottenere un prodotto che è praticamente unico nel gusto e nei profumi.


Il nostro olio, infatti, è ottenuto da un frutto non maturo, senza aggiunta di acqua, a freddo e in assenza di ossigeno, quindi con rese bassissime (molto al di sotto del 10%). Viene inoltre filtrato immediatamente e conservato in cisterne sotto azoto a temperatura controllata.


Queste procedure hanno necessariamente dei costi molto alti, che si riversano sul prodotto, ma ci consentono di ottenere un olio extravergine pieno di polifenoli come idrossitirosolo, tirosolo, acido oleico e vitamina E. Benefici che si palesano in un gusto amaro e piccante.


Non sto qui a dirti quante volte mi hanno detto che il mio olio non era buono perché pizzicava. Il primo a dirmelo è stato mio nonno, il quale tutt’oggi sostiene convinto che non comprerebbe mai il mio olio perché “costa assai” e soprattutto è “amaro nu vlen”.


E una battaglia è stato pure il lavoro di tutela della biodiversità in cui ho creduto fin da subito, ovvero la rivalutazione di varietà autoctone di oliva come la “Cima di Mola”, in via di estinzione, che oggi è finalmente un Presidio Slow Food riconosciuto in tutto il mondo.


Quasi nessuno la raccoglieva più perché troppo piccola e difficile da staccare dall’albero…


Noi abbiamo voluto che venisse raccolta verde a fine settembre per tirarne fuori quanti più profumi e benefici possibili. Pensa che una sola persona riesce a raccoglierne a mano neppure 100 kg al giorno, da cui io estraggo solamente una media di 7 kg di olio.


Per molti questo processo è ancora una follia, eppure oggi è uno dei nostri extravergini più apprezzati nel mondo.


In questo lavoro comunque non sono solo. Nel 2013 anche la mia compagna, Paola, che già da anni studiava e lavorava a Roma nel mondo della comunicazione, ha deciso di rientrare nel nostro paesello in Puglia per costruire una casa e un lavoro con me.


Come lei, anche mio fratello Alessandro, che fa l’attore tra Roma e Milano, ha invertito la rotta perché follemente innamorato della sua Puglia e, risiedendo qui, collabora con l’azienda tra un ciak e l’altro.


Siamo tutti di ritorno, con la costante voglia di confrontarci e di viaggiare per scoprire nuove mete e modi di pensare, ma sempre con le radici piantate saldamente qui.


La nostra azienda nel frattempo è cresciuta, abbiamo vinto premi importanti e tantissimi appassionati vengono a trovarci ad Alberobello da tutto il mondo. Soddisfazione grandissima, vedere oggi l’olio pugliese in vetta alle classifiche e poter dire di aver dato il nostro piccolo contributo 🙂


Grazie di cuore per la tua attenzione,
Pietro.


IL POST FACEBOOK (11.03.2021)